giovedì 26 gennaio 2012

Inizio percorso

Il Progetto

Attività di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva.

Quello di Educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva è un tema cui il nostro istituto, la Scuola Secondaria di 1° Grado “VITTORIO EMANUELE III”, dedica molto spazio. L’intento del progetto, in collaborazione con le associazioni “Libera” e “Lega Ambiente”, è di trasmettere e far sperimentare ai ragazzi una serie di valori che hanno lo scopo di agevolare la nascita e lo sviluppo di “soggetti sociali” in grado di fare riferimento alle norme sociali, alle regole del vivere comune e ai principi etici condivisi.

Questi giovani saranno stimolati ad essere responsabili, a comprendere il nesso tra diritti e doveri e tra interessi privati e interessi pubblici, affinché possano contribuire ad una società più giusta, divenendo punti di riferimento per la lotta alla criminalità organizzata e per il sano sviluppo del proprio territorio.

Tale lavoro sarà organizzato partendo dall’esternazione dello stereotipo che i ragazzi hanno interiorizzato riguardo al concetto di mafia, e procedendo con l’affrontare insieme ai minori temi di riflessione quali: omertà, paura, pregiudizi, dignità, rispetto, giustizia, ecc. Si proseguirà poi a fornire una serie di conoscenze, attraverso le varie fonti a disposizione (storiche, legislative, letterarie, video, ecc.), relative a: il sistema democratico italiano, la Costituzione e i suoi principi, la storia della mafia e del movimento antimafia, vecchie e nuove tipologie di reati mafiosi, la confisca e il riutilizzo sociale dei beni della mafia (legge 109/96).

Il gruppo di minori sarà stimolato a preparare elaborati sugli argomenti trattati e tali produzioni saranno presentate alle scuole e riportate sul web;


Si prevedono uscite didattiche presso enti che gestiscono beni confiscati alle organizzazioni mafiose di Puglia
e Basilicata

23 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me, prima ancora di poter sconfiggere la mafia, bisognerebbe capirne le origini, la mentalità e le tecniche che usano più di frequente. S.M.

Anonimo ha detto...

"Si crede stupidamente che un atto criminale per qualche ragione debba essere maggiormente pensato e voluto rispetto ad un atto innocuo.In realtà non c'è differenza.I gesti conoscono un'elasticità che i giudizi etici ignorano."
cit. Roberto Saviano
I.C.
F.F.

Anonimo ha detto...

La Mafia di oggi è tutta in politica!
V.C.

Anonimo ha detto...

La lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere. Se pulisci una stanza non puoi ignorare che altre stanza possono essere sporche, che magari l’ascensore non funziona e che non ci sono le scale. Io vado a Roma per contribuire alla costruzione del palazzo. [G.Falcone]
S.M.

Anonimo ha detto...

IL FILM FORTA PASC DI ROBERTO SAVIANI MI HA FATTO CAPIRE LA VERA IMPORTANZA DI COMBATTERE LA MAFIA MA SOPPRATUTTO FARE CAPIRE ALLA POPOLAZIONE COSA è LA MAFIA E CASA BISOGNA FARE PER COMBATTERLA. SECONDO ME IL MODO PER TRASMETTERE QUESTO ALLA GENTE E PARLARNE SEMPRE CON QUALSIASI MODO DI COMMUNICAZIONE GIORNALI, TELEVISIONE ,RADIO ETC. PROPRIO NEL FILM DI ROBERTO SAVIANI IL GIOVANE GIORNALISTI CERCA CON LA STAMPA DI FARE CONOSCIERE ALLA GENTE COSA è LA MAFIA.
N.S

Anonimo ha detto...

’Ndrangheta. Pensiero unico; inumanamente uniforme: potere e ricchezza, ricchezza e potere. A costo della vita. A volte la propria, ma meglio sia quella di altri. Un mito bestiale. Di nessuna utilità sociale e nemmeno individuale, anzi pericolosissimo e mortale. Socialmente e spiritualmente devastante.
V.C.

Anonimo ha detto...

“Non siamo il Paese di Riina, ma quello di Falcone”
cit. Roberto Saviano

Anonimo ha detto...

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. [Giovanni Falcone]
S.M.

Anonimo ha detto...

ormai la mafia sta cambiando il mondo e nemmeno ci accorgiamo che anche dei nostri vicini di casa sono corrotti.
addirittura i n ostri sindaci, le persone di cui ci dovremmo fidare maggiormente sono corrotti e fanno in modo che la mafia si espanda in tutto il territorio italia e non.
ci stiamo facendo influenzare come se ci stesse colpendo un virus, e nemmeno ce ne rendiamo conto.
in questo paese non si capisce più nulla.

Anonimo ha detto...

Fortapàsc è un film del 2009, diretto da Marco Risi, sulla breve esistenza e la tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, interpretato da Libero De Rienzo. Tra gli altri interpreti si segnalano Michele Riondino, Ennio Fantastichini, Ernesto Mahieux, Daniele Pecci, Valentina Lodovini, Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo. Il film è tratto da "Mehari", un cortometraggio realizzato nel 1999 da Gianfranco De Rosa, che poi di Fortapasc è il produttore esecutivo .Giancarlo Siani è un giovane giornalista napoletano che lavora nella redazione locale de Il Mattino a Torre Annunziata; Siani scrive di "cronaca nera". Occupandosi di "cronaca nera" e di omicidi di camorra, il giornalista incomincia a indagare sulle alleanze dei camorristi torresi con i reggenti di altri clan della Campania e scopre vaste aree di corruzione e connivenze tra politici e criminalità organizzata. Nonostante le minacce più o meno velate della classe politica locale, Siani continua nella sua inchiesta, in special modo dopo la "strage del circolo dei pescatori". I suoi articoli però infastidiscono particolarmente i boss camorristi della zona, mettendone in crisi le alleanze, fino all'arresto del boss Valentino Gionta, preso fuori Casa Nuvoletta, appartenente ai boss Lorenzo e Angelo Nuvoletta. Smaschererà anche il corrotto Sindaco di Torre Annunziata, Cassano, che viene condannato a sette anni e mezzo. Così, dopo esser stato trasferito a Napoli, in un summit di camorra viene decisa la condanna a morte di Siani, che viene ucciso sotto casa la sera del 23 settembre del 1985. L'omicidio avviene nel quartiere residenziale del Vomero, nei pressi di piazza Leonardo, quando Siani ha solo da qualche giorno compiuto 26 anni. Il motivo dell'esecuzione, al di là della sua attività d'inchiesta giornalistica sul fronte del commistione tra criminalità organizzata e politica locale, era lo specifico interesse sugli appalti pubblici per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto dell'Irpinia del 1980 nei dintorni del Vesuvio. Il film è stato girato nelle città di Napoli, Torre del Greco, Torre Annunziata, Portici, Ercolano, Castellammare di Stabia e Castel Volturno presso la frazione di Villaggio Coppola Pinetamare. A pochi giorni dal primo ciak, morì il grande regista Dino Risi, padre di Marco. Ci fu uno stop di tre giorni per i funerali. Al termine delle riprese la produzione ha voluto far dedicare la pellicola da Marco Risi alla memoria del padre.

Anonimo ha detto...

La mafia è ancora oggi molto diffusa sebbene si cerca di fermarla o comunque di combatterla . Molte persone dedicano la loro vita per combatterla . Oggi è molto diffusa e ramificata con capiliarità in quasi tutti i paesi e soprattuto in italia . Per combatterla basta anche denunciare quello che non ci sembra giusto.
Bisogna di cercare di non entrare mai in questo circolo da cui poi è molto difficile uscirne.
La mafia è fondata sull ‘IGNORANZA delle persone che vi partecipano.
“Per combattere il fuoco non si usa il fuoco per combattere l’ acqua non si utilizza l ‘acqua” quindi per combattere il male non si usa il male ‘ ma ,i giusti valori l’ onesta .
La mafia è un sovrastato indipendente e autonomo e può entrare in contrasto con il nostro stato.
Durante il film il giornalista è stato ucciso perché si stava rendendo conto delle persone che erano coinvolte e quindi stava incominciando a dare “fastidio” in quanto era venuto a conoscenza di prove che potevano mettere in pericolo i coinvolti .
Lui inoltre cercava di andare oltre a quello che apparentemente sembrava giusto e non a fermarsi all’ apparenza come facevano tutti .
Mi ha colpito quando lui risponde alla domanda che cosa si può fare per rimediare ,quali speranze c’ erano e lui che molto convinto risponde che era la nostra generazione che poteva risolvere questo problema che noi siamo” LA SPERANZA .”
IO PENSO CHE SIA QUESTO UNO DEI MESSAGGI PRINCIPALE CHE CI VOLEVA COMUNICARE ….

Anonimo ha detto...

ROBERTO SAVIANO
« Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l'odore. L'odore dell'affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d'economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: "È falso" all'orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità »
(Roberto Saviano)
Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me. »
(Roberto Saviano)

Anonimo ha detto...

Verità e potere non coincidono mai.
cit.“ Roberto Saviano”

Anonimo ha detto...

La mafia non è affatto invincibile. E' un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. [Giovanni Falcone]
A.C.

Anonimo ha detto...

Io credo che la differenza vada letta nel tessuto sociale dove si sono sviluppate,dalla campagna siciliana alla grande città. Le realtà sono molto diverse e le strutture dovevano crescere in modo diverso. Una strategia di grande famiglia laddove il territorio richiedeva una copertura troppo vasta e una cultura molto individuale. La camorra, si concentra in una grande città, dove si deve imporre in modo concentrato e deciso la propria forza. La mafia, è un'organizzazione che spesso "aiuta" i propri figli, mentre la camorra è molto meno tollerante e molto più legata all'imposizione. Inoltre l'intreccio mafia-politica è certamente il meglio riuscito, questo permette l'uso di metodi anche meno vistosi e meno violenti rispetto a quelli camorristici, che pur essendo connessi alla politica, lo sono soltanto a livello locale e massimo regionale. La mafia è mondiale, più complessa e meno provinciale.
In conclusione, ritengo la mafia un associazione malavitosa più "dignitosa" trova linfa, non dal malessere della società, ma dal'idea e dall'amor proprio, dal rispertto e dalle regole che la legittimano. Mentre la camorra un male locale, forte e radicato in uno specifico territorio, quindi più modesta e più battibile, che trova linfa dal malessere della società in cui opera.
Bisognerebbe fare anche delle considerazioni di tipo geografico: la mafia è più sul modello siciliano mentre la camorra sta nel napoletano.
Comunque sono tutte e due associazioni che stanno devastando la società ed in particolare Napoli, una così bella città in preda alla follia omicida di clan "terroristici".
V.C.

Anonimo ha detto...

Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo. [Giovanni Falcone]
S.M.

Anonimo ha detto...

Per me la mafia è sete di potere, in quanto i mafiosi cercano di raggirare le persone, impossessarsi degli immobili e soprattutto del territorio che fra clan poi si dividono!

Anonimo ha detto...

Come si vive sotto scorta?
- Ci si abitua a tutto.
- Anche alla mancanza di libertà?
- La vera libertà è quella che hai nella testa, ce lo ha insegnato Rushdie.
cit. “ Roberto Saviano”

Anonimo ha detto...

Attraverso gli occhi del protagonista riflettiamo su una realtà che apparentemente non ci tange, ma nella quale siamo vicini anche noi, perchè potenzialmente siamo tutti Siani nella scelta del prendere posizione e di vivere una vita veramente informata e consapevole. Ci si interroga sul paese, sulla sua classe politica, sulla magistratura e sull’informazione, ognuno gioca un ruolo a sè stante ma collegato agli altri. Si arriva, così serenamente, ad ammettere che l’Italia non è un paese per giornalisti-giornalisti, è un paese per giornalisti- impiegati, come a dire che è il sistema stesso a non volere libertà: chi è troppo libero, anche se nel giusto, paga ... paga con la vita, paga con il non poter avere una casa, una famiglia, un cane, una vita normale insomma, perchè semplicemente viene fatto sparire (Attenzione al dialogo con il redattore capo della sede distaccata del Mattino a Torre Annunziata).
Il film scivola via e senza accorgercene siamo già all’epilogo che conosciamo, ma che non vorremmo fosse vero.
Le luci si riaccendono, la platea intera è gelata, il loro sangue come il mio si è fermato, l’ultima immagine che abbiamo negli occhi è quella del vero Giancarlo con la faccia dipinta di bianco e sulla guancia il simbolo della pace, forse durante una delle tante manifestazioni di operai organizzati alle quali aveva preso parte. Un ragazzo, non era che questo. Uno che con le sue sole forze e senza abbandonare il campo ha sempre continuato a cercare la verità e per quella ricerca è morto. Uscita dal cinema non posso fare a meno che pensare... “Infondo quello era il 1985, ne sono cambiate di cose, molti boss oggi sono in galera e la stampa nazionale non si spertica a raccontare di mafia così spesso! Vorrà dire che le cose non stanno più così!”... Poi rinsavisco e mi viene in mente il caso Saviano...Saviano che se messo a confronto con Siani mostra tutto il suo limite divistico e me lo fa apparire più per uno scrittore-venditore, che per un giornalista. Non è questo che importa, non è la mutazione genetica dell’informazione a preoccuparmi (per lo meno non in toto) è la consapevolezza di vedere che le cose non cambiano, che non si può mai abbassare la guardia! Mi viene in mente su cosa gioca questa gente: sull’omertà, sull’agire sottobanco tenendo sotto controllo chi effettivamente li traduce per come sono, senza accarezzarli e compiacerli ed allora mi assale la paura come quella dell’Uomo nero, una presenza che si muove nel buio ma che non puoi toccare o vedere se non per gli effetti di terrore che produce. Il film risulta veloce e dinamico, volutamente poco organico come il pensiero di chi sa che morirà di li a poco. Quattro mesi di vita, gli ultimi, ci passano davanti agli occhi, procedendo a ritmo di inchiesta; un puzzle viscoso, costruito per fatti, nessuno spazio per possibili interpretazioni. Così il regista riesce a creare una storia asciutta e poetica, dove la presa di coscienza di vivere in stato di guerra perenne, in una zona di confine (FortApasc, appunto), avviene gradualmente come in una catarsi collettiva attraverso le parole di un curioso osservatore, che diventa l’unico esempio possibile di redenzione. Siani non è un eroe è solo un comunissimo ragazzo che fa quello che ama fare e che sa fare meglio: informare. Non fugge, non si nasconde, non si lamenta mai, rimane radicato alla sua terra per raccontarla al meglio possibile a chi non la conosce ed anche a chi ci vive ma non si rende conto. Non può fuggire nè lamentarsi perchè è più forte di lui, non potrebbe esistere in modo diverso. La redenzione, però, non sempre si vuole, la redenzione è spesso scomoda e faticosa, perchè prima bisogna ammettere di aver sbagliato, ma un sistema che si pone come Stato alternativo fondato su regole proprie, difficilmente ammette qualcosa, si limita a preservarsi cristallizzato così come è, a qualunque costo! g.s

Anonimo ha detto...

"Raccontare significa resistere, non diffamare."
cit. di Roberto Saviano

Anonimo ha detto...

Parlate della mafia. Parlatene alla radio, alla televisione, sui giornali. Però parlatene. [cit.Giovanni Falcone]
S.M.

Anonimo ha detto...

« La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. »
(Giovanni Falcone, in un'intervista[1] a Raitre)

Anonimo ha detto...

Allo Stato SERVE la mafia
S.L.